La Russia dopo l'URSS by Francesco Benvenuti

La Russia dopo l'URSS by Francesco Benvenuti

autore:Francesco Benvenuti [Benvenuti, Francesco ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Fuori collana
ISBN: 9788843058044
editore: Carocci editore S.p.A.
pubblicato: 2010-02-11T05:00:00+00:00


Democrazia dall’alto

Coloro che si attendevano dal nuovo presidente un corso politico di tipo giustizialista, inteso a rimettere in discussione la distribuzione scandalosamente ineguale della ricchezza nazionale attuata nel decennio precedente, furono delusi, o rassicurati. I risultati della privatizzazione non furono toccati; il mercato fu ampliato e perfezionato, non ristretto o sottoposto a controlli amministrativi. Inoltre, la “Famiglia” continuò a disporre di posizioni chiave nell’establishment: nell’amministrazione presidenziale, alla cui testa restò Aleksandr Vološin; nel governo, con il premier Kasjanov, e nei media, con l’oligarca Berezovskij. Piuttosto, Putin iniziò una dinamica politica di riorganizzazione dell’amministrazione pubblica, nel perseguimento dell’obiettivo di “un forte Stato”: come egli stesso tenne a precisare, si trattava di conseguire non «uno Stato forte», bensì “autorevole”. Un tale indirizzo era verosimilmente condiviso da una parte importante della compagine el’ciniana fino dal 1997-99, quando alcuni di questi orientamenti di governo avevano cominciato a manifestarsi.

Nell’ottobre 1999, sotto il governo del premier Putin, erano stati aboliti alcuni dei notori trattati bilaterali strappati dalle unità federali al centro negli anni precedenti: tra questi, quello con il Tatarstan. Alla fine del 2002 questi casi erano saliti a una trentina. Nel maggio 2000, subito dopo l’insediamento di Putin alla presidenza, le repubbliche e le regioni della Federazione furono raggruppate in sette “distretti federali”, ciascuno sotto un responsabile nominato dal presidente (estremo-orientale, siberiano, Urali, Volga, nord-occidentale, centrale e meridionale). Con lo stesso atto legislativo furono aboliti i “rappresentanti del presidente” presso i soggetti federali, istituiti a suo tempo da El’cin. Grosso modo, queste nuove unità amministrative coincidevano con i distretti militari della Federazione e le loro capitali, con i centri di tali distretti. I responsabili dei distretti federali (quattro di essi erano militari di professione) avevano alle loro dipendenze ispettori per ciascuna regione, o repubblica, inclusa nel distretto. Il loro compito era quello di controllare l’operato dei presidenti, dei governatori e delle assemblee legislative repubblicane e regionali; la raccolta di informazioni sulla politica locale e l’avvio di una reazione giudiziaria adeguata nel caso fossero rilevati sul posto atti legislativi o giudiziari incongrui alla carta costituzionale e alla legislazione federale. Era di loro competenza anche la supervisione della lotta al crimine e alla corruzione, nonché degli atti relativi alla sicurezza interna e ai rapporti internazionali dei soggetti della Federazione. I responsabili distrettuali si valevano della collaborazione degli organi regionali del ministero degli Interni, della Procura, della Giustizia, del Tesoro e del fisco (ma non del FSB, che nella sua struttura non prevede l’articolazione regionale). Sulla carta, erano loro attribuite ampie prerogative in campo economico, politico e del mantenimento dell’ordine pubblico ma, soprattutto, avevano il diritto di conferire direttamente con il presidente e il Consiglio di sicurezza.

Questo provvedimento, dall’efficacia incerta, presentava in ogni caso il chiaro intento di correggere il “federalismo segmentato” che la Federazione aveva dovuto tollerare negli anni in cui il potere centrale era stato più debole e ricattabile dalla periferia. Due mesi più tardi la Duma adottò una legge di riforma della composizione del Consiglio della Federazione il cui stesso scopo appare di non facile interpretazione.



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